domenica 12 settembre 2010

Travian, server speed x3

Non pago per le ore spese sul server 5, ho deciso di provare anche lo speed, dove tutto dovrebbe essere più veloce; stiamo a vedere.
Ho anche deciso di provare i romani, giusto per vedere che effetto fa.

Aggiornamento:
Lo speed è una meraviglia, tutto è tre volte più veloce, risorse a nastro e sviluppi velocissimi, esperienza positiva, promosso!
I romani invece non sono sta grande tribù, io sono uno spirito teutone ;)

mercoledì 26 maggio 2010

5° CCday (Salento)

21-22-23 Maggio 2010 ovvero 5° CCDay, raduno Nazionale Carabinieri motociclisti. Siamo scesi a Lecce e in particolare nelle coste salentine.
Io, Claudio e Marco ci siamo voluti fare il viaggio comodi; abbiamo noleggiato un furgone per caricarci le moto e fare i 900 km tranquillamente seduti nelle poltroncine della cabina.
Non è proprio nello spirito motociclistico, ma farsi 900km in moto sono davvero tanti. Con la mia nonnetta, a 90/100 all'ora, ci sarebbe voluto un'eternità. Per non parlare del mal di schiena!


Arriviamo nella piazza di Vernole alle 16 circa (eravamo partiti alle 5 di mattina)

e ci viene assegnato un residence vicino a Torre dell'Orso. Un paio di stanzette con bagno e tre letti. Cosa potevamo volere di più? Una cosa si, l'avrei gradita: i letti separati. Claudio non è proprio il mio tipo....

Il tempo non era dei migliori e sembrava che dovesse cominciare a piovere da un momento all'altro. Decidiamo quindi che le moto stanno bene dove sono; dentro al furgone :-)

La mattina successiva ci alziamo di buon'ora e, dopo una colazione a base di cornetti e caffè, ci apprestiamo a scendere i ferri.
L'incontro per la partenza del motogiro è prevista nel lungomare di San Foca.



La mole di partecipanti è consistente. Saremo almeno un migliaio... forse di più.
Dopo aver aspettato i soliti ritardatari e le solite questioni di organizzazione, il fiume di moto è pronto per partire.
Il giro prevede di proseguire per Santa Maria di Leuca percorrendo tutta la litoranea. Un giro di 100 km circa e ritorno (questo a discrezione personale, ognuno faceva la strada che voleva).
Tutto procede per il verso giusto. Panorami favolosi e mare stupendo. Scogliere da mozzare il fiato e strada tutta curve e saliscendi. Giornata magnifica di sole caldo ma non torrido. Insomma, non potevamo chiedere di meglio.... ma anche qui Murphy ci mette lo zampino!
Le prime avvisaglie della catastrofe si hanno a Santa Cesarea Terme (foto sotto) dove la moto di Claudio ha bisogno di una spinta per mettersi in moto. Ignoriamo l'imminente sciagura e la facciamo ripartire.


Non passa nemmeno mezz'ora, 10/20 km circa, che la moto si pianta. Ferma, morta... inanimata! Non da segni di vita. Cadaverica.
Cacchio! E adesso? Che facciamo?
Assieme al marasma di moto ci sono anche i motociclisti dello staff organizzativo. Staffette che bloccano il traffico e/o controllano che vada tutto bene. Ne fermiamo quindi uno che ci assicura che il furgone del meccanico stava per passare di li. Non contenti della risposta, Marco parte a spron battuto col suo 999 e va a cercare il nostro presunto salvatore.
Infatti dopo nemmeno 10 minuti arriva "peppino 'u saponaro"... un tizio che di meccanico aveva solo il nome. L'unico tentativo che facciamo è quello di provare ad avviarla con i cavi della batteria; triste notizia, non ne vuol sapere! Al peggio non c'è mai fine. Murphy colpisce di nuovo.
La moto non la possiamo lasciare li, non parte e non dipende dalla batteria. Che fare? Ci rimane da giocarci la carta del furgone. Non c'è alternativa.
Salgo in moto con Marco in direzione Torre dell'Orso per prendere il furgone e poi tornare da Claudio e caricare la moto. Non l'avessi mai fatto!
Marco, fatelo dire: te sei matto! Io con l'R6 andavo come un deficiente ma te m'hai battuto 10 a 0! Col piffero che ci risalgo dietro a te!
A Santa Maria di Leuca ci arriviamo nel primo pomeriggio, quindi perdiamo pure il pranzo. Amen.

La sera del 22 Maggio non è una sera qualunque. No, manco per niente. È la sera della finale di Champions League dove in finale c'è niente popò di meno che l'Inter, la mia squadra del cuore. Sono 45 anni che non gioca una finale e voi pensate che me la perdo? Scordatevelo!
Mi trovo una pizzeria e mi siedo difronte alla TV. Marco e Claudio vengono con me.
Alle ortiche il raduno e la serata principale. C'è la finale, mica ca°°i! E la vince pure; campioni d'Europa!! Ma vieeeeeeeeeni!
Finita la partita ce ne torniamo in residence per riposarci. È stata una giornata intensa e faticosa e il giorno dopo ci aspettava il viaggio di ritorno, ovvero un'altra sfacchinata da 900 km.

Questo è quanto è successo in quei due giorni. Il raduno in se stesso, stringi stringi, non era un granché. Lo ha reso particolare il posto, altrimenti era un unico gran casino di moto. Il ricordo di questo 5° ccday sarà la moto di Claudio rotta e la finale di Champions.
Nel forum del club mi sono permesso il lusso di esporre le mie idee riguardo all'organizzazione. Anche stavolta, come nel 3°, mi hanno messo al rogo come un eretico qualsiasi.
Ho solo detto che se avessero pensato di mettere un grande schermo, o anche una grande tv, sintonizzata sulla partita, avrebbero visto partecipare all'evento anche quelle decine di motociclisti interisti che, come me, si sono infilati in pub e pizzerie varie.
Infatti risulta che nel piazzale che ospitava la manifestazione non ci fosse un gran che di gente.
Non l'avessi mai detto.... pure stavolta mi sono beccato del "non sono un motociclista" perché se vai ad un raduno non puoi pensare alla partita. Mica vero. Tu organizzatore hai messo un palco per la musica? Metti anche una tv per quello sfigato interista come me che aspetta da una vita la finale di Champions. Che ti costava?
Vabbè... commenti che dimostrano solo quanto la gente è ignorante. Commenti che evidenziano quanto tu organizzatore non sei stato capace di organizzare.
Con i CCDay ho chiuso. Non ci andrò mai più. Almeno finché regge questo "direttivo".
Dadda, m'hai deluso.



Un video fatto da me. Buona visione.







martedì 11 maggio 2010

Customizziamoci... ancora

Non ci posso stare fermo. Sono fatto così.
Mi sono divertito a modificare ancora la mia nonnetta e ho ricavato questo.
Marmitte by Balla, piastre by Lupo tutto rigorosamente artigianale.


Adesso non manca proprio niente.
5° CCDay preparati che arrivo :-)

domenica 11 aprile 2010

Travian, questo ignoto...

Non sapendo come passare il tempo mi sono registrato a questo simpatico giochino, si chiama Travian ed è un gioco di strategia, se volete capire cos’è e come funziona è ben spiegato qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Travian ma vi sconsiglio di aprire il link senza prima aver letto questo: http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Travian
Oggi inizio il mio primo server, è il server 5 e il mio nome in game non può che essere Zakkos ... fondo il mio primo villaggio, ho scelto di essere un teutone, almeno posso andarmene a menare le mani, e vediamo come va avanti.

Aggiornamenti (febbraio 2011):
Dopo mesi, mesi ,mesi, mesi ed ancora mesi il server è finito e non l’ho vinto. Il giochino è tanto semplice quanto diabolico, e dà dipendenza.

venerdì 2 aprile 2010

Un po' di storia (terza parte)





Eccoci qua, al terzo e ultimo capitolo della saga Motociclismo by Zak.
Iniziamo con la descrizione delle foto.
Dall'alto verso il basso abbiamo:
  • Suzuki GSX-R 750 del 1989
  • Yamaha YZF-R6 del 1999
  • Suzuki Intruder 750 (originale) del 1990
  • Suzuki Intruder 750 (modificata)
Nel 1998, quando fui trasferito nella caserma di Vernasca (PC), preso dalla desolazione del posto o dalla noia, mi comprai un Piaggio "CIAO". Durò poco, qualche mese, non di più. L'ho venduto ad un collega per pochi spicci. Quel motorino fu la scintilla che riaccese il fuoco delle due ruote, infatti mi andai a cercare una moto "seria" usata, da strapazzare e farmi riprendere la mano con la manopola del gas.
La scelta cadde in un vetusto Suzuki GSX-R 750. Lo pagai poco, mi sembra un milione, che all'epoca era quasi mezzo stipendio. Il motore era come tutti i motori giapponesi. Affidabili al 100% e con manutenzione quasi inesistente. Aveva 100 cavalli e un telaio ridicolo, tant'è che nelle accelerate brusche questo si "torceva"... si, dava proprio l'impressione che i cavalli che arrivavano alla ruota posteriore fossero troppi per il ridicolo forcellone e i tralicci che reggevano il motore...
Lo tenni un annetto e poi chiamai il primo venditore che esporta le moto vecchie. Mi diede 500mila lire e una stretta di mano.
La vendita era finalizzata all'acquisto del bolide, della regina delle supersportive! La Yamaha R6. Primissima serie, anno 1999. Quella con i carburatori, non quella a iniezione. Centoventi cavalli al motore, circa 100 alla ruota, 600cc e 290km/h dichiarati!
Un'altra foto se la merita proprio:


Questa "ragazza" m'ha dato un sacco di soddisfazioni. Guidarla in modo abbastanza spinto significa adrenalina da vendere. Ero sempre con la moto sotto il c°°o. Andai persino a trovare i miei genitori ad Arezzo in giornata. Tuta in pelle, stivali e zaino; Parma-La Spezia-Livorno-Firenze-Arezzo e viceversa dalla mattina alla sera. La sera arrivai in caserma morto, ma soddisfatto!
Una volta cercai pure il fondo a quella 6° marcia, ma mi fermai a 293 km/h (segnati sul cruscotto, poi effettivi non so quanti fossero, essendo digitale immagino che un margine di 10kmh sia sufficiente).
L'ho tenuta quasi tre anni e 10000 km percorsi. Venduta per inutilizzo e un dolore al polso destro, quello del gas. Inutilizzo perché feci domanda di trasferimento e fu accolta. Nel reparto nuovo, il Radiomobile, facevo i turni e di domeniche libere me ne capitavano pochissime. In sostanza, non mi trovavo più con il gruppo di smanettoni che di domenica partivano per le "zone curvaiole" e da solo, nei giorni feriali, mi rompevo le balle.
Ricordo con molto piacere le scariche di adrenalina dei 15000 giri del giapponese quadricilindrico. Resi ancora più piacevoli dalle piccole modifiche che feci fare: apertura del box aria con sostituzione del filtro, corona posteriore con 2 denti in più e marmitta aperta in carbonio. Un fulmine!

Archiviato il capitolo corsaiolo, me ne sono stato fermo e bonino per qualche anno. Mi prestarono uno scooter 125, ma preferirei evitare il discorso :-)
Mi ripresento nella scena due ruote nel 2007 con una custom, quella che vedete in foto. Secondo voi potevo mai lasciarla originale? Ma va!
L'ho ridotta come nella 4° foto, versione tutt'ora in vigore.
Con le custom ho trovato la mia dimensione. Posso modificare e smontare tutto; rimontare e sverniciare, tagliare e cucire... Uno spasso che richiede tempo, ma che fa parte di me. Fa parte del mio essere hacker... si, mi definirei l'hacker delle moto. Se non le smonto o non le modifico non sono contento. E le custom me lo fanno fare! Sono di ferro e il ferro si piega, si buca e si salda :-)
Si, sono convinto di poter tranquillamente affermare che amo i custom, le Harley e tutto il mondo che ci sta dietro!
Glenda, abbi pazienza, sono fatto così.

P.S.
Il "SI" lasciato ad Arezzo non ho potuto salutarlo come avrei voluto. Ignaro del valore che aveva per me e di quello economico, è stato barattato per uno scooter (MBK Booster). Il concessionario fu ben lieto di prendere il mio gioiello in permuta e di fare il furbo valutandolo poco o niente. D'altra parte come poteva saperlo mio papà?

PP.SS.
Quant'è brutto invecchiare! :-(

Link:
Parte Prima
Parte Seconda

sabato 20 marzo 2010

Un po' di storia (seconda parte, Piaggio "SI")

Buona sera, come promesso continuo il racconto della mia storia motociclistica ma, prima di andare avanti con gli anni, forse è meglio che mi soffermi nella descrizione di in un periodo d'oro.
C'eravamo lasciati con la chiamata alle armi, ovvero il servizio di leva prima e il corso Car. Effettivi poi.
Siamo più o meno a cavallo tra il 1990 e il 1993. Quando salgo sul treno in direzione di Viterbo per cominciare il famoso c.a.r. come Aviere, Marzo 1993, lascio a casa tante cose (che adesso non ci interessano, verranno trattate in un articolo a parte) tra cui un Piaggio "SI" completamente modificato, e una moto da cross 125cc (l'ultima KTM che c'è in foto nell'articolo precedente).
Il meccanico dell'altra volta, quello che smascherò le modifiche fatte, rimise il ciclomotore tutto originale. A me la roba originale non piace per niente; manca di personalità, non la sento mia... cose tutte uguali che hanno tutti? No, grazie.
Con il passare dei mesi, pian piano, modificai il "SI" con i soliti orpelli per potenziarlo (marmitta, carburatore e il classico cilindro-pistone) più altre "varianti". Ormai avevo smesso di andare a scuola e lavoravo in un'officina orafa (ad Arezzo è pieno di queste fabbrichette), i soldi non mi mancavano dato che lo stipendio non era male per l'età che avevo, e ad un tratto ero pure maggiorenne. Per farla corta, mio papà non mi diceva più niente riguardo alle modifiche.
Purtroppo, come dicevo nell'altro post, non ho nessuna foto del mio glorioso "SI", cercherò comunque di descrivervelo come meglio posso.
Ciclistica/carrozzeria:
Le gomme, come recitava la pubblicità di una nota marca di pneumatici, sono fondamentali; la potenza è nulla senza controllo. Avevo messo pneumatici maggiorati a pera, ovvero come quelli che si vedono nelle moto, ma più piccoli, ovvio. I cerchi anziché grigi li avevo colorati fucsia. Eliminai pure il parafango posteriore... non ci stava per niente bene. Per avere una forma più filante eliminai pure i pedali e gli specchietti. Le manopole erano del colore dei cerchi come pure le "striscine" che profilavano il serbatoio e il sottosella (c'era una scanalatura che percorreva il ciclomotore che sembrava fatta apposta per metterci le striscine colorate...). Il fanale anteriore era "protetto" da una rete nera, in stile moto da enduro.
Motore:
Il gruppo termico era un Polini elaborato da 65cc. Pistone alleggerito e una marea di luci di scarico/aspirazione... una bomba per l'epoca. Il volano era in carbonio e i cuscinetti dell'albero motore erano stati sostituiti con altri più robusti. Un doppio carburatore 13/13 dell'Orto, uno nella posizione classica, ovvero dalla parte opposta della testata e uno di lato, con un apposito adattatore, alimentava il tutto.
Ricordo che per mettere in carburazione il motore diventai scemo. Ci sarò stato dietro, senza esagerare, almeno una settimana.
Per finire, una marmitta Malossi con passaggio alto, ovvero che passava sopra il poggiapiedi ('na figata pazzesca!). Il variatore, volgarmente chiamato anche frizione, ovvero quell'accrocco con i rullini di vario peso, fu sostituito con uno più performante su cui si potevano impostare diversi rendimenti. Cinghia di trasmissione dentata in modo che si poteva flettere con più facilità, ovvero che si scaldasse di meno. Sostituii anche gli ingranaggi della ruota posteriore con quelli a passo lungo, sennò era tutta accelerazione e niente velocità.
Il risultato di tutte queste modifiche fu che andava come un treno! Tutt'oggi mia cognata mi ricorda il giorno in cui lo usò per andare a fare un giro... le parole che usa spesso sono: mi si sono rizzati i capelli!
Feci una prova con una Cagiva 125cc (mi sembra una Aletta Oro) per vedere chi l'avrebbe spuntata. Vinse lui, ma di poco e nel lungo, cioè dopo svariate centinaia di metri. In ripresa lo bruciai sul posto, poi mi raggiunse e mi superò.
Ne approfittai quindi per sapere che velocità massima raggiungeva.... 105 km/h !!

Vi metto una foto di un "SI" che potrebbe quasi assomigliare a quello che avevo io:

Cambiano i colori (il mio era verde petrolio con le rifiniture fucsia). cambia anche la marmitta, ma più o meno, le modifiche alla carrozzeria sono come quelle che gli feci io (anche questo sembra che abbia il doppio carburatore).

In quel periodo avevo una schiera di "seguaci". Non passava giorno che nel mio garage-sgabuzzino non facevamo combriccola con ogni sorta di cinquantino elaborato. È passato di tutto nel mio angolo di paradiso: vespini, api, fifty, garelli... Tutti rigorosamente modificati, chi più, chi meno.
Un tale Alessio, considerato il peggio tra noi, un ragazzo più giovane di me di qualche anno, aveva un'Ape talmente modificata che non si riconosceva più. L'impianto stereo che aveva all'interno faceva invidia ai più costosi che si vedevano nelle macchine dell'epoca. Si sentiva arrivare da centinaia di metri; non tanto per il rumore del motore, quanto per i bassi della musica da discoteca che ascoltava. Forse s'è rimbambito per quello, chissà :-)
C'era il Magi, il Capozza, il Bemoccoli e tutta la combriccola di Rigutino... bei tempi! Davvero belli! Dovevano essere per forza belli, non avevo preoccupazioni di niente ed ero un ragazzino. Che volevo di più?

I giorni in cui mi sentivo friggere le mani, prendevo il Ktm e me ne andavo per carraie e boschi. Spesso, per un motivo o per l'altro, tornavo a piedi :-)

Fermiamoci qui dai, al prossimo capitolo saltiamo direttamente al 1999, l'anno in cui acquistai la Yamaha R6.

Link:
Parte Prima
Parte Terza

domenica 10 gennaio 2010

Un po' di storia (prima parte, le moto)

C'ho voglia di raccontarmi un po' ...delle due ruote che ho posseduto in passato, e che tutt'ora una è ancora in mio possesso. Poi, magari, in futuro parlerò di qualcos'altro.

Ho oltre trentacinque anni e di moto, motorini e ciclomotori vari, ne ho visti parecchi sotto le mie onorevoli chiappe :-)
Inizio la carriera con un Piaggio Ciao. Vecchio come il cucco ma che ha retto le varie peregrinazioni di mio fratello e di mia mamma prima. A me è bastato un paio di mesi e, tra modifiche fatte male e vicissitudini varie, il Piaggio Ciao tira le cuoia. Troppo costoso ripararlo.
Proseguo con un Piaggio Si, che più o meno è simile allo Ciao, ma un pelo più evoluto. Anche questo subisce angherie di ogni tipo; marmitte, carburatori, gruppi termici.... tutte modifiche che facevo in garage all'oscuro dei miei genitori.
Ci fu una volta (racconto solo questa, sennò dovrei scriverci un libro) in cui non ammisi di aver modificato il gruppo termico (sostituii il 49cc con un 65cc) nemmeno difronte al meccanico. Per tutto il viaggio che ci fu da casa mia all'officina, negai e giurai tutti i santi che non avevo toccato niente e che il motorino s'era rotto per cause "ignote".... Be', se chiedevo di essere assunto in quell'officina non avrei avuto difficoltà. Il meccanico mi fece i complimenti per le modifiche apportate :))
La prima vera moto in assoluto su cui posai le chiappe, è stata una moto che non era mia: la mitica Cagiva Freccia C12 Luky Explorer. Bellissima!

Nella foto qui sopra, sono ad un motor show di Bologna. Non ricordo l'anno... forse '89 o '90... ma Dio solo sa quanto ho desiderato quella moto. Quasi quasi me ne cerco una usata.
In quel periodo ero attivo anche nel fronte motocross. Fatto in casa, ovvio. Nessuna gara e nessun "percorso agonistico". Solo campagna, boschi e carraie.

Dall'alto verso il basso: Yamaha YZ125, KTM500, KTM125 (il 500 era ingestibile e l'ho tenuto pochissimo, forse nemmeno due o tre mesi... non riuscivo a tenerlo col muso giù.)
Sempre in quel periodo mi è passato tra le mani anche un Beta 5 marce simile al Malaguti Fifty. Povero Beta, anche lui ne ha passate di cotte e di crude. Dio solo sa quello che non gli ho combinato :-)
Prima che schiattasse definitivamente, ho usato il suo motore per un go-kart fatto in casa... e non vi dico altro, ci sarebbe da scrivere una sera intera solo su quel "coso" a 4 ruote... Mannaggia gli anni '90!!! Aver avuto la tecnologia che c'è ora in giro, adesso avrei delle foto bellissime su cui snocciolare i ricordi... sigh!
Poi arriva la chiamata alle armi, anno 1993... e finisce tutto. Mi eclisso per un bel po... gioventù regalata allo Stato. Che coglione che sono stato!
Vabbè... tra qualche giorno scriverò il secondo capitolo. Non mancate :-)

Link:
Parte Seconda
Parte Terza