domenica 3 novembre 2013

Yamaha YZR R6 1° serie [Aggiornato]

Buongiorno,
se non me le ricordate voi le cose, ed aspettate me, qui si diventa vecchi.
Stavo rileggendo un post di tre anni fa in cui, alla fine, vi promettevo un articolo sulla moto in oggetto. Non mi ricordo che ho mangiato ieri sera, figuriamoci quello che ho scritto tre anni fa ... ahahah...

Nel dicembre del 1999 feci un'acquisto importante... Mi buttai alle spalle pregiudizi e coscienza, andai dal concessionario Yamaha più vicino e gli feci una promessa. Se mi trovava una "R6" di colore grigio (sembra che del primo modello ne furono prodotte solo 300), dato che all'epoca c'erano solo bianco-rosso e bianco-blu, l'avrei comprata immediatamente.
Passò una decina di giorni e mi chiamò dandomi la lieta notizia. L'R6 grigia, proveniente da non so quale parte dalla toscana, era nel suo salone e aspettava me.
La mia vecchia e vetusta Suzuki GSX-R 750 non la voleva nessuno. Esasperato dai continui rifiuti che ricevevo, chiamai il primo tizio che esporta veicoli verso l'Est e questo me la pagò in contanti; se non ricordo male mi diede 500 mila lire (non male alla fine, la pagai un milione o poco più).
Documenti per il finanziamento in una mano, qualche centinaio di migliaia di lire in un'altra e andai di corsa da Bonini Moto (Busseto, PR) per coronare il mio sogno. In circa 8 anni di patente mai una macchina nuova, ma la moto è un'altra cosa. Fin da quando avevo 16 anni avevo sempre desiderato le moto sportive "da corsa" e non me l'ero mai potute permettere. Il giorno però era finalmente arrivato.
Era il 21 ottobre 1999 e mi feci accompagnare da Glenda in macchina. Non stavo nella pelle! L'R6, il mostro a due ruote da 120 cavalli, 300kmh, grigio e con le impostazioni di guida da pistaiola era mio.
Girai la chiave e mi si fermò il cuore. La lancetta dei giri motore schizzò a fondo scala per ritornare subito a zero. I segmenti del displey si spensero e rimasero accesi solo quelli necessari per mostrare l'ora e un grande zero. Le spie si spensero e la moto stava aspettando me, come se mi volesse dire "Coraggio, premi quel bottoncino rosso a destra e avviami. Fammi vedere di che pasta sei fatto... non sarai mica il solito ragazzino cagasotto, vero?"
L'acceleratore, nonostante dovesse aprire 4 farfalle, era leggero e bastava un niente per ruotarlo. La leva della frizione sembrava non avesse attrito, tanto era facile tirarla... e quel motore... quel suono lineare dei 4 cilindri che sentivi sotto il serbatoio, era una sinfonia... musica soave che ipnotizzava. Un tripudio di emozioni che ricordo ancora oggi, a distanza di 14 anni!
Partii con mille paure; si impennerà? se accelero troppo mi andrà in derapata? sarò capace di guidarla? e il rodaggio? cazzo! non ho chiesto niente del rodaggio!!
Un solo metro e tutto svanì. Ero già tutt'uno con lei.
Passarono i giorni e i mesi. Cercavo il fondo alla moto ma non lo trovavo. Ero sempre con il culo sopra il sellino e non contento dei cavalli che sprigionava, la feci leggermente modificare.
Mi affidai al solito Maurizio della Valdarda Motorsport, preparatore meccanico di moto da pista che, con piccoli interventi, mi stravolse la moto. Da cattiva e arrabbiata che era, diventò incazzata nera. Airbox aperto o maggiorato, non ricordo bene, terminale di scarico aperto, corona posteriore con 2 denti in più. Si, in più; l'R6 aveva il problema del tiro ai bassi, ovvero che fino a 3mila giri era praticamente inesistente. Poi ti strappava la pelle di dosso, ma dovevi salire e tenerla "arzilla" sennò sembrava un Garelli tre marce. Con i due denti in più il problema fu eliminato.
Sulla castellana, una provinciale che collega Fiorenzuola con Castell'arquato, toccai i 265 all'ora... in autostrada (all'epoca non esistevano Tutor o autovelox) arrivai a 293 e ancora sembrava che aumentasse, ma lasciai il gas e, da dentro il casco, maledii (in senso buono) la Yamaha.
L'ho tenuta tre anni e circa 20mila km. La cedetti a malincuore ad un ragazzo di Piacenza perché da quando mi trasferii a Fiorenzuola al Nucleo Radiomobile, con i turni e Glenda che non saliva mai, smisi pian piano di usarla e non mi andava affatto vederla svalutare in garage.
Sono convinto che fu anche a mia salvezza, dato che ormai avevo preso troppa confidenza con il numero 2 scritto nel display. Ci fu anche un tremendo incidente di un amico con un Honda CBR600 che mi fece riflettere.
Dio mi fulmini se mento quando dico che vorrei poterla guidare ancora una volta! Purtroppo però è impossibile; il 31 gennaio 2011 è stata denunciata la cessata circolazione per esportazione... sigh (lacrimuccia)




giovedì 10 ottobre 2013

Camping Reunion - Epilogo 3, la fine

Venerdì 27 settembre scorso, alle sette del mattino, la sveglia urlò a vuoto.
Ero già in piedi da un quarto d'ora, affaccendato nella ricerca degli ultimi accessori preparati la sera prima, che puntualmente non trovavo più.
Carico quello che riesco a trovare e salgo in camper; direzione salumificio Valdongina per ritirare le 4 casse di carne di maiale ordinati la settimana prima.
Il viaggio scivola tranquillo, con l'immancabile rock anni 90 in cuffia, che mi da la carica necessaria.
Non mi sembra vero. Dopo un'estenuante lavoro e una snervante e frenetica attesa, il giorno era finalmente arrivato. Il Campng Reunion era una realtà.
Romina mi chiama al cell, tutta preoccupata: "Dove ti sei perso??", "Sono qui, a 100 metri dall'ingresso... dammi tregua che sono col carrozzone!".
La tensione era già alle stelle e l'ansia si poteva tagliare col coltello.
Prima di tutto, c'era da sistemare la carne nel frigo. Avevo preparato delle bottiglie d'acqua congelata per mantenere la carne più fresca possibile, ma non potevo lasciarla dentro il camper. Oliver e la sua insostituibile assistenza, ci ha fornito un frigo allo scopo.
Poi c'era da pensare alla pappa per noi... sai com'è... alle 13 con un solo caffè nella pancia, il gorgoglio si fa sentire!
Parcheggio il camper, scendo, saluto e... oddio no! Porca paletta! Mi son scordato il pesto della mamma! E adesso come la condisco la pasta?
Dopo i vari insulti ricevuti qua e la, ci arrangiamo con un sugaccio alle olive trovato in un alimentari li a Palazzuolo. Pazienza.
La giornata prosegue come deve. Siamo già pienamente operativi e affaccendati e non ci rendiamo nemmeno conto che ormai è arrivata sera. I tavoli sono al loro posto, la spina è al suo posto, la carne in frigo, le nostre tende montate ... manca solo una cosa. Andare a mangiare una pizza che ho una fame da lupi.
Detto fatto.
Pizzeria trovata e invasa. Fame placata e rientro al camping ad un orario decente, giusto in tempo per bagnare l'ugola con la sig.ra Nardini.
La mattina, complice il sole che attraverso la stoffa della tenda s'è subito dimostrato un rompiballe, di buon ora eravamo tutti svegli.
Le donne se ne sono andate a fare le ultime compere e noi abbiamo sistemato i dettagli rimasti in sospeso.
È l'ora di pranzo ma noi siamo impegnati a fare i conti. Ogni tanto Stefano apriva una bottiglia di rosso e Luca portava un piatto pieno di bruschette fumanti... I tre dell'ave maria erano impegnati nell'arte della cabala. Stavamo ricontrollando tutti i numeri per l'ennesima volta, solo che ad un certo punto ho alzato lo sguardo verso le due dame e mi sono reso conto che sarebbe stato del tutto inutile continuare. Erano andate, perse, smarrite nella strada della perdizione alcolica. Troppo rosso. Probabilmente Stefano lo sapeva e ha fatto apposta. così la smettevamo. Ammettilo.
Poco importa, ormai a quel punto i giochi erano fatti e, che tornassero o non tornassero, eravamo in ballo e dovevamo ballare.
Si si, ballare.... d'agitazione. Era pomeriggio inoltrato, quando i primi borbottii tipici dell'amato bicilindrico USA, si sentivano all'orizzonte. Anch'io, tra birra (viva gli assaggi qualità) e rossi ingurgitati, non ero tanto più nei miei cenci, infatti non mi ricordo chi arrivò per primo. Ma poco importa. Stavano arrivando e c'era bisogno di sfamarli e dissetarli. Soprattutto la seconda.
Mi sono così ritrovato assieme a Luca a distribuire lo spuntino di benvenuto, composto da salame piacentino, formaggio marchigiano e bruschetta toscana. Dio mi è testimone; non ho idea di quante ne abbia fatte... Byson, il gigante buono, aveva fatto il viottolo. Passava da Romina a prendere la birra e poi da me a prendere il piatto, poi si aggirava tra gli amici e ricominciava il giro: Romina, io, amici, Romina, io e amici... Dieci volte? Anche più forse.
Gli Ironeer mangiavano, bevevano e ridevano. Questo è l'importante. Era sinonimo di buon lavoro, ovvero che stavamo riuscendo nell'impresa.
Io e Luca alla bruschetteria, Romina alla cassa e Monica alla spina. E Stefano? A cercare i figli nel campeggio, come sempre... gira voce che ne stia cercando ancora uno.
È sera e il salame è finito. Il fuoco della griglia in pietra dicono sia alto e vigoroso. Abbandono Luca e vado a prendere posto alla griglia, dove già era presente Stefano e un baldo giovanotto che si è proposto  spintaneamnete di darci una mano.
Si, l'ora è quella giusta, dobbiamo cominciare a mettere su gli spiedini che sono quelli più lunghi in termini di cottura.
Avevamo cento spiedini. Ne sono avanzati forse 7 o 8... Avevamo duecento salamelle, che sono le sorelle maggiori delle salsicce. Ne sono avanzate una quindicina, forse.
Tutto il resto è stato grigliato e mangiato. Alla faccia della crisi. Agli Ironeer conviene vestirli, piuttosto che sfamarli.
Dopo un paio d'ore abbandanti di aerosol al gusto maiale grigliato, io e Stefano scendiamo con i nostri piatti e ci sediamo a mangiare un boccone. Ero talmente assuefatto dall'odore di carne che al primo morso ho lasciato tutto li sul piatto. Però ho bevuto... hai voglia se ho bevuto!
Era arrivato il momento di prendersi un po' di gloria. Ci alziamo tutti e quattro e ci mettiamo di fronte al faretto. Di-scor-so! ...di-scor-so! ...di-scor-so!
Poi arriva Faki il fakiro e il suo spettacolo. C'è stato anche un fuori programma offerto da Bart. Simpaticissimo come sempre. Un vero compagnone.
La serata è stata magnifica e divertente. La lotteria ha fruttato svariati centinaia d'euro che erano destinati al Meyer di Firenze e la premiazione della moto più bella è stata fatta d'ufficio, ovvero ho premiato quella che piaceva a me e ad alcuni altri, in barba alla democrazia.
Ci siamo quindi ritrovati alle 4 del mattino a parlare dei "pipini" di Renegade e mr.eight... Non che la cosa ci interessasse particolarmente, ma faceva ridere e quindi andava bene. Poi raccontata da due toscanacci.... Complici anche le birre, intendiamoci. Perchè magari da sobrio non avrei riso... e credo anche gli altri.
La mattina alle 7 c'era il diluvio universale. Credo d'aver visto Noè con le assi di legno che stava andando ad ultimare l'arca. Infreddolito, stanco e con un alieno in testa che martellava, ho realizzato che tutto il lavoro che c'era da fare aspettava me e gli altri. Non ce lo avrebbe fatto nessuno e in tutta risposta il tempo non accennava minimamente ad allentare la presa. Il Visano, un torrentino che passa a ridosso del camping, da secco che era, a fine giornata aveva un flusso d'acqua da fare invidia all'Arno!
Abbiamo per cui sbaraccato tavoli, panche, spina, caxxi e mazzi sotto l'acqua sferzante. Mal di testa boia, giramento di sfere da far vento e tanto lavoro da svolgere.
Ma ce l'abbiamo fatta.
Lo stato dei luoghi è stato ripristinato e i sacchi dell'immondizia chiusi e accatastati vicino al vialetto, facili da raggiungere per l'ape di Oliver.

Un'esperienza magnifica. Un risultato altrettanto magnifico. I Biker con il Cuore hanno donato al Meyer 2.360,00 euro.

PS=Siamo già al lavoro per il 2° Camping Reunion.... STAY TUNED


























domenica 6 ottobre 2013

Camping Reunion - Epilogo 2

La mattina di Sabato 28 il sole splendeva e le gocce di umidità, che si erano posate nella notte, sembravano piccole gemme dorate. Di buon ora i nostri eroi della crew si misero subito all'opera per organizzare gli ultimi dettagli. Mentre ciùpistons non s'è capito bene cosa stesse facendo, forse impegnato a cercare i figli sparsi per il campeggio, gli altri tre erano a testa bassa su una risma di fogli scarabocchiati con centinaia di numeri. Somme, sottrazioni, divisioni e previsioni matematiche erano i padroni di quel momento. Alla fine ci fu il verdetto unanime: i conti tornavano.
Tutto era pronto. Mancavano solo i bikers.
L'attesa si fece snervante e ad ogni passaggio di moto, tutti tendevano le orecchie e lo stomaco si stringeva. No, non sono loro, affermavano gli esperti del bicilindrico. Ma ad un certo punto, in lontananza, si fece sentire il noto borbottio che tutti aspettavano. A piccoli gruppi arrivarono i primi centauri e il 1° Camping Reunion si animò di chiassosi individui affamati e assetati.
Che le danze abbiano inizio.

Scritta così, in terza persona, tutta la faccenda dell'evento assume un connotato semplicistico. Come se l'avesse organizzato qualcun altro. Partecipare al Camping Reunion, come ospite e biker, è stato sicuramente un divertimento ma vissuto dall'interno, fidatevi, è stato massacrante. Come già sapete tutto partì dal campeggio di Roma in occasione del 110°HD mentre stavamo montando le nostre tendine; io quella del decathlon e Stefano una comprata su internet. Ad un certo punto cominciammo a ragionare sulla quantità di soldi che girano intorno al marchio Harley. Un marchio che ha saputo creare un impero finanziario grazie alla menzogna, ovvero grazie al far credere alla gente che compra Harley di essere liberi. Ma liberi da cosa, se è l’Harley stesso a schiavizzare per prima con il suo merchandising?
Tra l’eccitazione del poter trascorrere due giorni in santa pace e i primi “birrini” consumati, nasce così la voglia di sbeffeggiare il grande Willy con il L.O.G.. L’aquila tipica del marchio Harley con la sigla LOG sotto è stata anche messa all’ingresso del camping, ma son sicuro che nessuno ci abbia fatto caso; aprite gli occhi biker! Li non c’era la sigla H.O.G. (Harley Owner Group, Gruppo dei possessori di Harley).
Cos’è quindi il LOG? E’ l’acronimo di Lavastoviglie Owner Group, ovvero, per farla breve ma non troppo, noi abbiamo ideologicamente fondato il gruppo dei possessori di lavastoviglie. Riusciremo quindi a coinvolgere e far aderire al nostro movimento ideologico tutte le casalinge e/o tutti i possessori di lavastoviglie? Dubito fortemente che succeda, ma mi piace credere che già stiamo superando di numero di iscritti rispetto quelli veri dell'HOG. Perché lavastoviglie poi? Non lo so, chiedetelo a Stefano, l'ha proposto lui; a me piaceva la lavatrice. In ogni caso vi rimando al post del 110HD, caso mai vi fosse scappato.
Le basi per il C.R. cominciano a delinearsi e la scelta del posto è il primo passo da compiere. Che doveva essere un camping era chiaro ad entrambi. Ma quale? Mettemmo quindi dei paletti, ovvero che fosse isolato, in collina, nella provincia di Firenze, capirete poi il perché e che fosse anche in una posizione più o meno centrale rispetto ai tanti amici Ironeer che sicuramente avrebbero partecipato. Furono presi in considerazione 3 o 4 posti nelle colline del mugello fiorentino. Posti che nessuno dei due aveva ne visto ne tantomeno idea di dove fossero. Ci confrontammo spesso su cosa potevamo fare per il CR e nonostante le nostre buone intenzioni, apparve evidente che da soli non ce la potevamo fare. Furono così arruolate nella crew Balù, moglie di Stefano e Bruja, ovvero Romina che già mi aiutò per il Salso Tour. A lei appioppai subito l'incarico di interagire con le strutture: "Ro, i campeggi sono questi quattro; chiamali, scrivigli fatti un'idea che poi faremo un sopralluogo.". Un paio non ci risposero mai, forse in quelle colline ancora non hanno internet. Uno ci chiese se, essendo motociclisti, facevamo tanto rumore... Si! Tanto! L'ultimo, il Camping Relax Le Sorgenti, ci apparve subito l'unico papabile.
Ci trovammo quindi i primi di Luglio in quel di Palazzuolo sul Senio per ispezionare il camping e vedere se corrispondeva al caso nostro. Dapprima non mi sembrava l'ideale. Un saliscendi di viottoli e mezzi boschi inesplorati non lo facevano un gran posto, ma poi, guardandolo bene, ne intuimmo il potenziale. Griglia in pietra massiccia già pronta e lontana dalle tende, terrazze multiple su cui disporre gli ospiti, bagni vicini con docce calde, e tanto spazio a disposizione per fare quello che volevamo.
Proponemmo delle questioni e altrettanto ce ne proposero. Alla fine del pomeriggio, il Camping Relax fu scelto per il 1° Camping Reunion.
Il primo passo fu compiuto.
La necessità di comunicare era tangibile e incalzante per cui aprii una chat su messenger di facebook; chat che tutt'oggi viene alimentata con le nostre più assurde scemenze. Il nome che diedi alla chat fu UCAS, acronimo di Ufficio Complicazione Affari Semplici. Diciottomila messaggi! Mica uno. Diciottomila.... cioè... aspettate, va detta la verità. Se non c'erano le donne, io e Stefano ne avremmo scritti diciotto forse. In quella chat c'è finita pure qualche ricetta, il modo su cui ricostruire le unghie e forse m'è scappato anche qualcosa sugli assorbenti.... ok, meglio non andare avanti.
UCAS comunque fu talmente utile che senza non avremmo mai combinato niente. Abbiamo discusso di tutto, pure dei millimetri per la patch, il diametro della pin, la quantità di birra procapite da includere nell'iscrizione e infinite altre cose, tra cui gli snervanti preventivi su cosa e dove comprare il necessario per mangiare, cioè piatti, bicchieri e roba simile.
I compiti che tacitamente ci assegnammo furono i seguenti: Romina nell'impagabile lavoraccio di segretaria e "public relation" con le strutture. Ogni giorno spaccava le sfere al Camping, all'abergo e alla signora del panificio. Monica teneva i contatti con una fondazione (ne parlerò più avanti). Io non facevo una mazza (si fa per dire)... anzi... mi divertivo a dare contro alle donne, giusto per mantenere il livello di attenzione elevato e Stefano ci dava di trapano. Ora, capisco che detta così sembra un film porno, ma vi assicuro che la squadra ha funzionato alla perfezione.
Il Camping Reunion però non è stato ideato e creato per un solo fine. Non è un evento egocentrico. Stefano e Monica, causa un trascorso che nessuno augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico, per fortuna risolto nei migliori dei modi, hanno sempre sentito il bisogno di sdebitarsi con l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze. Quale miglior occasione se non quella di unire il divertimento alla beneficenza? Cosa c'è di meglio se non dimostrare che i biker hanno un cuore vero, sotto quei pesanti giubbotti di pelle nera e toppe con i teschi? I tasselli del mosaico si intersecano tra loro e cominciavano a formare un bel quadretto. Stefano, un artista con i metalli, incide con un trapano da orafo le derby cover. Ne incide quattro a sue spese e le dona per la lotteria che organizzeremo per fine serata. Monica tiene i contatti con la Fondazione Meyer per ottenere le autorizzazioni necessarie per l'uso del loro logo. I responsabili del Meyer si dimostrarono subito di una gentilezza e semplicità a dir poco ineguagliabile. Ci diedero l'OK su tutti i fronti. Loro, una Fondazione riconosciuta a livello mondiale e una delle prime in Italia per la trasparenza nella gestione dei fondi, mise in mano a dei perfetti sconosciuti il suo nome e il suo logo come se niente fosse. Di contro, con l'amministratore del forum, una board perfettamente sconosciuta al mondo, o meglio, conosciuta solo ad una piccolissima cerchia di amici e conoscenti, nacquero dei piccoli attriti sull'uso del marchio Ironeer. A noi quattro ci stonava questa cosa; come, dicevamo, il Meyer non ha chiesto un fico secco e ci ha dato carta bianca, e il così detto amministratore del forum, colui che dovrebbe (sottolineo dovrebbe) detenere i diritti del marchio, ci sta facendo delle questioni? Avrebbe dovuto baciarsi i gomiti che associavamo il "suo" logo a quello del Meyer e invece.... e invece mi rispose "fatemi vedere delle bozze che poi devo decidere con i miei grafici"!!! Scendi dal podio, pirla. Non sei nessuno!
Nacque così la patch senza il logo Ironeer.
Passarono i giorni e i nodi cominciavano a sciogliersi. Peccato che dall'altro capo della corda si riformavano. Venimmo a sapere che a Palazzuolo, comune sperso tra i castagneti dell'appennino tosco-emiliano, si paga la tassa di soggiorno. Già, un vero e proprio balzello italiano che, dicono, le strutture sono obbligate a comunicare al cliente al momento della prenotazione. Certo. L'hanno fatto. Se non fosse stato per la curiosità di Romina a scoprire il detto salasso, a noi non veniva comunicato se non al momento del pagamento. Grazie commercianti di Palazzuolo, voi si che siete attenti alla trasparenza nei confronti del cliente. Mortacci vostri....
Ci cospargemmo il capo di cenere e cominicammo la variazione, seppur esigua, dei prezzi. Gli amici biker capirono la situazione e lasciarono invariata la loro iscrizione.
Poi fu  la volta dello sconto dell'albergo. "Ennò ragassi... non vi posso mi'a fare iqquindici... no no... massimo iddieci" ... furono le parole della signora alla reception che ci volle bene fin dall'inizio. Peccato che il figlio, un mesetto prima, ci assicurò uno sconto pari al 15%. I prezzi dell'albergo però erano erano già stati pubblicati nel forum e non ce la sentimmo di riscriverli. Amen, colpa nostra e la differenza ce l'abbiamo messa di tasca nostra.
Vogliamo parlare anche dei 2€ che il campeggio ci chiese per chi veniva da fuori, ovvero per quelli che non hanno trovato posto nei bungalow e sono stati costretti ad andare in albergo? Si si, avete capito bene. Il proprietario del campeggio ha avuto la faccia di bronzo nel chiederci due euro a biker pur sapendo che il limite era il suo, ovvero che era lui a non avere abbastanza spazio per ospitarci tutti. Robe da matti. Sarà la rarefazione dell'ossigeno. Eppure non è in alto Palazzuolo...
E il birrificio?? Pensate che con Davide è andato tutto liscio? Macché!
Nel dargli conferma dei 130 litri di birra di cui avevamo bisogno, questo se ne esce con una frase che nessuno vorrebbe mai sentire: "Non ho mai avuto conferme da parte vostra e la spina l'ho data gratuitamente ad un altro gruppo. Adesso per voi ne ho trovata un'altra, ma costa 100 euro...". Non ci crederò mai che quella spina era veramente di non-so-come-si-chiama che le affitta. Scommetto un dito che era sua e ha voluto spennarci un po'. Fatto è che nel conto dell'ettolitro e mezzo, ci fu aggiunto a forza pure quello dell'affitto della spina.
Ora, finita la parte amara, comincia quella dolce. Agenti e Ufficiali delle Fiamme Gialle, giratevi dall'altra parte, grazie.
Partiamo dal Campeggio. Oliver alla fine si è dimostrato un amico. Non ha più chiesto niente dei due euro e nel conteggio delle tende si è fidato di noi; infatti io e Romina ci presentammo la domenica mattina, in preda ai fumi dell'alcool, con carta penna e contante. Gli illustrammo in qualche modo i nostri conti e forse, preso da compassione, gli andò bene tutto. Pagammo e suggellammo il tutto con una stretta di mano, ma si scordò la ricevuta, che disdetta!
L'albergo si mise una mano sul cuore. Ci vide arrivare zuppi come pesci e sporchi come porci. Lo sconto arrivò e della ricevuta, anche qui, non c'è dato sapere.
Davide si riprese indietro i fusti di birra non consumati e sigillati e, al momento del pagamento, si scordò pure lui la ricevuta. Sostanzialmente ci permise di inglobare la spina nel conto, pareggiandolo con quello iniziale. Enplein. Tre su tre. Ma è una nobile causa; tutto il risparmiato va al Meyer.

... to be continued



venerdì 4 ottobre 2013

Camping Reunion - Epilogo

I quattro del Camping Reunion Crew arrivarono a Palazzuolo sul Senio in perfetto sincronismo. Erano le 13 circa di venerdì 27 settembre 2013. Bruja e marito  con la loro utilitaria colma di mercanzie, Zakkos con il camper colmo di spiedini e salsicce come se volesse sembrare un ristorante ambulante, uno di quelli che si trovano alle sagre o ai concerti. La Ciùpiston's family, invece, arrivò al camping con l'affanno della macchina piena di bimbi urlanti e sconvolti dal passo della sambuca.
I quattro pranzarono con un fugace pasto e, nel mentre, tra una forchettata e l'altra, misero a punto una rapida strategia su come muoversi nell'arco della giornata. L'unica giornata a loro concessa per preparare l'evento. O meglio, sistemare il marasma di cose utili, e non, per ospitare i bikers che, da li a qualche ora, avrebbero assalito il campeggio di Oliver.
C'era da sistemare i tavoli, da sistemare l'impianto elettrico, da fare le prove audio per la musica, da stabilire dove sistemare la griglia per le bruschette, dove mettere le friggitrici e come alimentarle e tante, tante, tante altre cose che sarebbe difficile elencarle tutte..
I cavalieri fecero i lavori più pesanti, quindi spostarono assieme ad Oliver e al suo insostituibile muletto, tavoli e panche. Le dame, prese da un'irrefrenabile e compulsivo senso di shopping femminile, andarono a comprare le ultime cibarie a Riolo Terme. I gentiluomini si stanno tutt'ora domandando qual è il senso di risparmiare due centesimi spendendone decine in gasolio.
Le ombre si allungarono, la sera arrivò e l'umidità cominciò a posarsi sui delicati impianti rattoppati con lo scotch. Le luci installate furono posizionate nel senso più opportuno e i nostri eroi suggellarono l'opera con pacche sulle spalle. Arrivò la notte e la stanchezza. Infine arrivò il sonno e la Sig.ra Nardini.



To be continued.....

martedì 24 settembre 2013

Camping Reunion - Prologo 2 - ci siamo quasi

Manca davvero poco ormai all'evento. Tra alti e bassi, tra smentite e conferme, tra esser presi per i fondelli e quasi umiliati, siamo ormai alle porte del giorno fatidico.
La macchina organizzatrice, che ricordo oltre me comprende anche altri tre personaggi esauriti al punto giusto, è allo stremo delle forze. Non so più dove scrivere quello che devo portarmi dietro. Il camper è pronto ad accogliere mezza casa... nemmeno dovessi fare trasloco!
Organizzare un evento con un centinaio di biker affamati e assetati a 250 km da casa, comporta un dispendio di energie notevole. In primis, non conoscere le persone del territorio e, di conseguenza, non sapere a chi appoggiarsi in caso di bisogno.
Be'... se son rose fioriranno, dicevano i nostri nonni.

In bocca al lupo Camping Reunion Crew!

... crepi :)

lunedì 22 luglio 2013

BRE - BE - MI - MO (aggiornato)

Potrei diventare ripetitivo, il passo è breve e il rischio alto.
Ma sti cazzi ... !!
Ieri, 21 luglio, una trentina di Ironeer si sono ritrovati al lago di Iseo grazie all'impegno e alla dedizione del buon Several.
Ottima compagnia come sempre, ottimo scenario e suggestivi panorami hanno caratterizzato la giornata. Ormai l'ingranaggio è testato e funzionante: il gruppo Nord Ovest è una garanzia.
Devo segnarmi la SP48 e la SP10 che da Iseo portano verso Rodengo-Saiano nel mio stradario privato... un giorno riuscirò a farmele tutte con calma e scattare qualche foto da fermo .... in movimento mi vengono maluccio :) .... e magari un pranzetto in quel ristorantino con la terrazza che si affaccia sul lago... che spero qualcuno mi ricordi il nome.

Qualche foto...













Ciao e alla prossima



[AGGIORNAMENTO]
Il ristorante di cui parlo è  questo www.gineprofoodwine.it e il panorama che offre è il seguente (grazie Alan):



martedì 9 luglio 2013

Camping Reunion - Prologo

Al raduno europeo di Roma, io è ciùpistons, in preda ai fumi dell'alcol, stanchi morti dei chilometri fatti su una strada a dir poco oscena, elaboravamo un teorico ritrovo tra Ironeer. Più ciùpistons che io, sentivamo la necessità di socializzare in modo autentico con i così detti utenti del forum.
"Ci vorrebbe un ritrovo alla vecchia maniera, uno di quelli in cui parli con le persone e che gli altri ascoltano, non i ritrovi che facciamo adesso, dove ci sono barriere invisibili costruite da tavoli e sedie. Ogni tavolo è un nucleo a se stante..." diceva Stefano. "Sono d'accordo con te. Facciamo le comunelle, ma alla fine nessuno sa una ceppa dell'altro!" fu la mia risposta.
Fu ciùpistons a parlare per la prima volta del Camping. Tutti intorno al fuoco, con una pizza o un panino, a parlare delle proprie esperienze. Un genio, l'ho sempre sostenuto... anche se lo conosco da un mese!
Nacque così il L.O.G..
Niente moto, niente trambusto, niente barriere e niente bancarelle made Harley. Noi, un fuoco e le nostre storie. Punto.
Tornammo a casa e aprii il post nel forum con una descrizione sommaria dell'idea. E' talmente piaciuta che oramai non potevamo più tirarci indietro; in men che non si dica, il thread del LOG ha raggiunto quota 20 pagine.
Nel frattempo, sotto sotto, io e Stefano facevamo progetti e buttavamo giù idee sulla realizzazione. Io cercavo campeggi idonei e lui teneva i contatti con un'Ospedale fiorentino, il Meyer. Quest'ultimo "attore" è entrato in gioco per dare una scossa a tutta l'iniziativa: fare beneficenza.
Il 2 luglio scorso sono stato a vedere un campeggio a Palazzuolo sul Senio, in provincia di Firenze, negli appennini tosco emiliani.
I tasselli del puzzle sono pronti, manca solo il modo e il tempo di incastrarli assieme e il risultato sarà formidabile. Ne sono certo... o almeno lo spero :)

domenica 30 giugno 2013

Gasoline Vacchen

Quando l'attentissimo Alan pubblicò la locandina del vacchen, sono convinto che molti pensarono al solito radunetto del solito paesino annoiato. Confesso che il primo ad averlo pensato sono stato sicuramente io.
Contatto un paio di biker (Alessandro e Claudio) che abitano vicino casa mia e ci diamo appuntamento per le 8 di domenica mattina.
Tutto fila per il verso giusto e, puntuali come orologi svizzeri, ci ritroviamo all'EniCaffè di Palazzolo sull'Oglio dove lo staff del Gasoline Crew (lo dicevo che Alan è super attento)  ci aspetta per le iscrizioni e la colazione.
Il primo pezzo di giro per raggiungere Rogno, dove si svolge la festa vera e propria, a me non gusta un gran che. E' stata scelta una strada stretta e tortuosa dove una moto custom si arrampica male.Il secondo pezzo invece si snoda tra le rive del lago di Endine dove dietro ogni curva si può ammirare uno scorcio da cartolina. Credo proprio che appena trovo il tempo mi farò quella strada in solitaria. Per notizia, magari vi interessa, è la Strada Statale 42.
Il serpentone di moto è lungo più di quanto credessi. Non esagero se parlo di almeno 150 moto. E' anche bello da vedere, soprattutto quando la gente lungo la strada si ferma e con gli occhi sgranati ci fissa e ci saluta. I bambini rimangono incantati difronte a tutto quel baccano e luccichio di marmitte cromate. Altri invece ci maledicono, ma sono i soliti stolti bigotti che non capiscono niente!
La location della festa è semplice. Tavoli e tendoni in stile sagra paesana. C'è il palco per la musica, dove dei ragazzi variopinti sembrano decisi a imitare qualche rock band.
L'apice della festa viene raggiunto quando gli Ironeer, me escluso, si cimentano nelle gare di lentezza. La frase epica che ci ricorderemo è stata quella di Bison rivolta al vincitore Alex, che fa parte del nostro gruppo: "Grande, ho perso contro il migliore". D'altronde, una Jap può mai competere contro i ferri americani?
Una patch che finirà nel mio gilet e di cui porterò un felice ricordo.
Bella lì Vacchen, bella lì Ironeer.

Ah, dimenticavo. Un saluto speciale a Max e Grace che si sono sparati una fracassata di km per stare in nostra compagnia.

See you later on the road 







mercoledì 26 giugno 2013

#HD110

Premessa. 

Siamo ancora in autunno e già il mondo biker è tutto in fermento; ancora otto e più mesi, e tutti stanno cercando hotel, alberghi, B&B e posti letto vari. Il forum, come in ogni evento degno di storico ricordo, ha già la sua lista di partecipanti e un utente coraggioso si è prodigato a trovare un'unica struttura per ospitare la mandria di motociclisti. Tradotto in poche parole, eravamo già in atmosfera romana! In quel periodo purtroppo non potevo segnarmi o prendermi l'impegno di un albergo; il lavoro che faccio può sembrare bello, ma a conti fatti non è per niente un gran che. Uno dei lati negativi è proprio quello del non poter programmare con certezza ferie o permessi.
Passano i giorni e le settimane e se ne parla sempre più.
Nell'ambiente motociclistico, che siano siti internet, blog o riviste, tutti aspettano il fatidico metà giugno 2013. Tutti. Me compreso.
Per distrarmi in qualche modo installo un paio di modifiche alla moto, giusto per non perdere il vizio e assecondare la scimmia. Sposto le frecce e installo gli scarichi aperti, che poi dovrò parzialmente richiudere, visto che c'era da vergognarsi ad andare in giro con quella specie di elicottero a due ruote.
Passano altri giorni e altre settimane.
Nei vari eventi a cui partecipo cominciano a vedersi sempre più insistenti i loghi dell'Harley con il numerino magico 110... Su Facebook appaiono sempre più spesso foto di moto e persone che hanno come cornice lo stesso numero... e l'ansia cresce. In primavera ancora non so se potrò partecipare e come poterci rimanere un paio di giorni. Pare ovvio che in giornata, parafrasando una nota citazione, questo evento non sa da fare. Da Piacenza a Roma ci passano in mezzo oltre 600km... 1200 in giornata? Solo 13° Guerriero può farcela, che non ha caso s'è scelto il nick giusto.
La soluzione è venuta sfogliando il solito catalogo del solito supermercato: tenda e campeggio. Perché no, mi dico! Non sarò mica l'unico ad andarci in tenda. I biker sono spiriti liberi, avventurieri, cani sciolti... Decido di parlarne con mia moglie (santa donna con santa pazienza) che dopo il primo sgomento e incredulo pensiero, mi accompagna al Decathlon per acquistare il necessario per il novello campeggiatore: tenda super economica, sacco a pelo super economico, materassino gonfiabile cinese e una lampadina a led. Totale spesa: 60 euro. Meno di così non posso, penso io. Sbagliavo, c'è chi ha speso di meno.
Passano le ore e i giorni.
L'estate non sembra aver voglia di arrivare e ormai siamo vicini all'evento. Nel forum sono già tutti pronti con le loro schiene comodamente adagiate nel materasso e di avventurieri campeggiatori, purtroppo, ce ne sono solo due: io e ciùpistons. Il mitico ciùpistons...

Prima della partenza.

Ormai ci siamo, manca davvero una manciata di giorni. Nel forum siamo tutti elettrici e ansiosi. La discussione sui vari appuntamenti nei vari snodi autostradali cresce a vista d'occhio. In poche ore raggiunge già decine e decine di commenti. L'idea è di cercare il maggior numero di biker che percorrono la stessa strada. Chi viene da Cuneo, chi da Bergamo, chi da Brescia, chi dal Trentino... siamo decine e mettersi d'accordo non è affatto facile.
A me viene pure l'idea di fare un maglietta commemorativa dell'evento. Scopiazzare il logo ufficiale 110 e adattarlo con una scritta sotto. L'idea piace a quasi tutti e in poco tempo ne ho già una trentina in ordine. Per fortuna che vengo aiutato da Bruja nell'intraprendere contatti con il maglificio e da Ironmirko che si presta come deposito logistico (portarmi in moto un pacco da 6kg, oltre la tenda e il mio bagaglio, non è affatto pensabile).
E' tutto pronto.
Ci siamo.
E' mercoledì 12 giugno e di dormire alla sera non se ne parla nemmeno. Avrò controllato il bagaglio almeno 10 volte. Si, c'è tutto. Inutile ricontrollarlo. ... ma l'ho messo il nastro adesivo? Boh... fammi vedere.... si c'è!

Il giorno della partenza.

La sveglia del giovedì mattina non fa nemmeno in tempo a suonare. Ero già in garage che, tanto per cambiare, stavo controllando il bagaglio. In fin dei conti non avevo mai fatto un viaggio così lungo con una tenda legata da elastici. Anzi, a dirla tutta, non ero mai andato in giro in moto per un weekend con una tendina e per giunta tutto solo.
Ore 8... partenza. Destinazione Arezzo passando per La Spezia. Decido infatti di spezzare il viaggio di andata in due giorni, infatti il randevous vero e proprio è venerdì mattina all'Autogrill Badia al Pino.
I primi chilometri sono tutto teso, ancora non credo a quello che sto facendo: sono in moto e sto andando a Roma, la città eterna che ospita il più grande raduno Europeo dell'anno e forse, anche di tutti i tempi. Ne è passata d'acqua sotto i ponti dai giorni un cui modificavo il Si. Tanto sono teso e nervoso che non faccio altro che controllare il bagaglio con la coda dell'occhio: "quel nastrino che svolazza cos'è? c'era prima? Fammi sentire qui se è tutto ok... forse se mi fermassi a controllare...."
Ma poi un barlume di autosbattimentidiballe mi colpisce e mi dico chissenefrega, al peggio mi compro qualcosa a Roma, ci saranno i negozi o no?!
I km scorrono e dopo averne fatti un centinaio, in piena Cisa, le moto.... scusate, le Harley con targa straniera sono sempre più frequenti. Gli autogrill brulicano di ogni tipo di esemplare da ogni luogo europeo. Ho pure visto un gruppetto di Electra e Street Glide con targa scritta in caratteri arabi.

Venerdì.

Passato il giovedì in casa e non, il venerdì mattina parto per l'Autogrill scelto per il ritrovo Ironeer. Badia al Pino è ad un tiro di schioppo da casa mia e un 10 minuti ci arrivo. Per primo, come spesso capita.
Nel giro di un'oretta arrivano tutti. Nessuno manca all'appello e dopo un rabbocco si inforca l'autostrada alla volta dello spettacolo. Roma, arriviamo!
Rabbocco, sorso d'acqua e partenza. Rabbocco, sorso d'acqua e partenza... e 200km più  a sud, all'uscita dell'autostrada Roma Nord io e il mitico ci stacchiamo dal gruppo. Loro, quelli comodi (non me ne vogliate) vanno verso l'albergo che li ospiterà. Noi invece andiamo verso ovest, direzione Fregene. Ha il navigatore attaccato al manubrio e siamo in una botte di ferro... quasi... se non fosse per un piccolo particolare: ha le mappe aggiornate alle guerre puniche.
Io attaccato al manubrio ho una videocamera cinese da due soldi che ha pensato bene di bruciarmi la memory card. Saluti e baci al video del viaggio.
Per vie traverse e dopo una serie infinita di violazioni al codice della strada, arriviamo finalmente al campeggio. Breve colloquio con la reception e inizia l'avventura. Stefano non aveva nemmeno tolto la tenda dalla busta del corriere SDA, saltando a piedi pari la prova collaudo.
Sono le 16 del pomeriggio circa, le tende sono state montate alla meno peggio e la tendina di fianco alle nostre, chiusa e senza moto a fianco ci incuriosisce sempre di più. Prima o poi faremo conoscenza con il nostro vicino di piazzola. Birre permettendo.
Dato che avevamo tempo a disposizione decidiamo di metterci il costume e andare a farci un tuffo in mare. La spiaggia è qui a duecento metri, ci dicono. Peccato che non avevano specificato che ogni metro loro sono almeno 3 o 4 reali... passando pure per un tratto selvatico, un rio delle amazzoni ciociaro dove sicuramente, al calar del sole, dava vita alle peggio specie di zanzare conosciute. Per non parlare di un paio di prosciutti... ma è un'altra storia.
Il bagno nell'acqua tirrenica gelida è come un percorso nella migliore SPA. Il bollore e i chilometri patiti fino a li, sono stati scaricati in un nanosecondo; rigeneratrice.

Al ristorante.

Arrivare al ristorante è stato come provare l'esperienza di Colombo e le tre caravelle. Non s'arrivava mai e non sapevamo dove andare. Tra Aurelia e G.R.A. credo che abbiamo fatto almeno 100km...
Poi invece siamo arrivati e l'addetto al parcheggio, come ci ha visti, ha aperto la sbarra per farci accomodare all'interno del locale, nel parcheggio privato. Ogni volta che succede, cioè che qualcuno riconosce le nostre moto e ci fa arrivare dove normalmente gli altri veicoli non possono (o non devono) arrivare, è sempre un'emozione. Quasi da farfalle nello stomaco... Perocamiserialadra, c'ho l'Harley e mi riservano sempre il posto!
La sera è piacevole e tra amici vecchi e nuovi, le risate e l'allegria non si fa mai attendere. Non so quanti eravamo alla fine, forse 50, forse 70... non lo so, ma gli Ironeer sono sempre sinonimo di "serata riuscita" ed è questo che ci fa grandi. Non siamo oppressi da regole non scritte, non siamo soggiogati a canoni e dogmi... siamo free, come la patch che ci attacchiamo dietro al gilet.

L'ho conosciuto, esiste davvero.

Chi sono i motociclisti? Chi sono i biker? Com'è fatto un biker? Da cosa si riconosce quello vero da quello finto?
Domande così non avranno mai risposta perché ognuno di noi ha una versione propria della faccenda. Io personalmente, dal mio piccolo mondo a due ruote, posso dire di averlo conosciuto.
Non è rasato, non è super-tatuato, non sfoggia le braccia megadipinte di teschi o amenità varie, non ha la moto all'ultimo grido e non gli interessa nemmeno apportare le modifiche che la massa detta. La sua moto l'ha plasmata con le sue chiappe, non con il cacciavite o chiave inglese. Se usa quei strumenti, è solo per farci il tagliando. Le marmitte non devono per forza fare baccano, devono solo espellere i fumi della benzina bruciata. Si chiama Paolo è il tizio che confinava con le nostre tende. Con Stefano l'abbiamo soprannominato "biker depresso"ma dopo i primi minuti che ci parli, capisci subito che di depresso non ha proprio nulla. E' un solitario, non porta il gilet e si fa un gran pacco di affari suoi. Non segue i raduni per moda, lo fa solo per andare ad ascoltare buona musica o trovare vecchi amici con cui condividere una birra. Del resto, uno che ci offre un caffè fatto con la moka la mattina del sabato con l'iphone che suonava del jazz/blues, non sapendo nemmeno chi fossimo e oltretutto regalando la sua bandana del 110 appena comprata a Stefano, la dice lunga.
Paolo, vorrei conoscerti meglio e soprattutto, avrei dovuto conoscerti prima.


... ma alla fine?

Millecinquecento chilometri. Tre giorni di moto. Polvere. Birra... tanta birra. Casino... tanto casino. Bicilindrici elaborati fino all'estremo, come se fossero dei quadri di Van Gogh, ma soprattutto amici e compagni di viaggio. Il raduno europeo per il centodecimo anno dalla fondazione del marchio Harley è servito soprattutto a questo: incontrare amici vecchi e nuovi, stare insieme e divertirsi. Le moto erano tantissime, alcune testate giornalistiche hanno parlato di 200.000. Io posso solo dirvi che ne ho viste un centinaio ed erano quelle dei compagni Ironeer. Fedeli come sempre, compagnoni come sempre.... anche se parecchi sono andati a Frascati a fare i turisti. Ve possino...
E come dice Gemma, "non ti preoccupare, dopo cinque minuti che stai vicino ad un romano, cominci a parlare romano pure te"
E poi come non parlare di Stefano? Fino a venerdì mattina lo avevo visto al Run di Valdinievole soltanto per qualche minuto. Non potevo certo dire che era un vecchio amico ma c'è stato subito feeling, intesa come se fossimo stati insieme tutta l'infanzia per poi ritrovarsi all'ombra di un faggio in tenda. Un libro tutto da leggere e tutto da ascoltare, le sue mille storie sono ricche di esperienza di vita. M'è bastata quella del militare caduto nello scavo che fingeva di sparargli con un fucile invisibile! Stefano, ciùpistons, dove cacchio sei stato finora?

Stasera caricherò qualche foto, ma Dio solo sa quanto mi brucia non aver fatto quella in spiaggia! Sarebbe stata la copertina di questo racconto.