domenica 3 novembre 2013

Yamaha YZR R6 1° serie [Aggiornato]

Buongiorno,
se non me le ricordate voi le cose, ed aspettate me, qui si diventa vecchi.
Stavo rileggendo un post di tre anni fa in cui, alla fine, vi promettevo un articolo sulla moto in oggetto. Non mi ricordo che ho mangiato ieri sera, figuriamoci quello che ho scritto tre anni fa ... ahahah...

Nel dicembre del 1999 feci un'acquisto importante... Mi buttai alle spalle pregiudizi e coscienza, andai dal concessionario Yamaha più vicino e gli feci una promessa. Se mi trovava una "R6" di colore grigio (sembra che del primo modello ne furono prodotte solo 300), dato che all'epoca c'erano solo bianco-rosso e bianco-blu, l'avrei comprata immediatamente.
Passò una decina di giorni e mi chiamò dandomi la lieta notizia. L'R6 grigia, proveniente da non so quale parte dalla toscana, era nel suo salone e aspettava me.
La mia vecchia e vetusta Suzuki GSX-R 750 non la voleva nessuno. Esasperato dai continui rifiuti che ricevevo, chiamai il primo tizio che esporta veicoli verso l'Est e questo me la pagò in contanti; se non ricordo male mi diede 500 mila lire (non male alla fine, la pagai un milione o poco più).
Documenti per il finanziamento in una mano, qualche centinaio di migliaia di lire in un'altra e andai di corsa da Bonini Moto (Busseto, PR) per coronare il mio sogno. In circa 8 anni di patente mai una macchina nuova, ma la moto è un'altra cosa. Fin da quando avevo 16 anni avevo sempre desiderato le moto sportive "da corsa" e non me l'ero mai potute permettere. Il giorno però era finalmente arrivato.
Era il 21 ottobre 1999 e mi feci accompagnare da Glenda in macchina. Non stavo nella pelle! L'R6, il mostro a due ruote da 120 cavalli, 300kmh, grigio e con le impostazioni di guida da pistaiola era mio.
Girai la chiave e mi si fermò il cuore. La lancetta dei giri motore schizzò a fondo scala per ritornare subito a zero. I segmenti del displey si spensero e rimasero accesi solo quelli necessari per mostrare l'ora e un grande zero. Le spie si spensero e la moto stava aspettando me, come se mi volesse dire "Coraggio, premi quel bottoncino rosso a destra e avviami. Fammi vedere di che pasta sei fatto... non sarai mica il solito ragazzino cagasotto, vero?"
L'acceleratore, nonostante dovesse aprire 4 farfalle, era leggero e bastava un niente per ruotarlo. La leva della frizione sembrava non avesse attrito, tanto era facile tirarla... e quel motore... quel suono lineare dei 4 cilindri che sentivi sotto il serbatoio, era una sinfonia... musica soave che ipnotizzava. Un tripudio di emozioni che ricordo ancora oggi, a distanza di 14 anni!
Partii con mille paure; si impennerà? se accelero troppo mi andrà in derapata? sarò capace di guidarla? e il rodaggio? cazzo! non ho chiesto niente del rodaggio!!
Un solo metro e tutto svanì. Ero già tutt'uno con lei.
Passarono i giorni e i mesi. Cercavo il fondo alla moto ma non lo trovavo. Ero sempre con il culo sopra il sellino e non contento dei cavalli che sprigionava, la feci leggermente modificare.
Mi affidai al solito Maurizio della Valdarda Motorsport, preparatore meccanico di moto da pista che, con piccoli interventi, mi stravolse la moto. Da cattiva e arrabbiata che era, diventò incazzata nera. Airbox aperto o maggiorato, non ricordo bene, terminale di scarico aperto, corona posteriore con 2 denti in più. Si, in più; l'R6 aveva il problema del tiro ai bassi, ovvero che fino a 3mila giri era praticamente inesistente. Poi ti strappava la pelle di dosso, ma dovevi salire e tenerla "arzilla" sennò sembrava un Garelli tre marce. Con i due denti in più il problema fu eliminato.
Sulla castellana, una provinciale che collega Fiorenzuola con Castell'arquato, toccai i 265 all'ora... in autostrada (all'epoca non esistevano Tutor o autovelox) arrivai a 293 e ancora sembrava che aumentasse, ma lasciai il gas e, da dentro il casco, maledii (in senso buono) la Yamaha.
L'ho tenuta tre anni e circa 20mila km. La cedetti a malincuore ad un ragazzo di Piacenza perché da quando mi trasferii a Fiorenzuola al Nucleo Radiomobile, con i turni e Glenda che non saliva mai, smisi pian piano di usarla e non mi andava affatto vederla svalutare in garage.
Sono convinto che fu anche a mia salvezza, dato che ormai avevo preso troppa confidenza con il numero 2 scritto nel display. Ci fu anche un tremendo incidente di un amico con un Honda CBR600 che mi fece riflettere.
Dio mi fulmini se mento quando dico che vorrei poterla guidare ancora una volta! Purtroppo però è impossibile; il 31 gennaio 2011 è stata denunciata la cessata circolazione per esportazione... sigh (lacrimuccia)