sabato 6 settembre 2014

Faaker

Giovedì 4 settembre, alle 6,30 del mattino, sono già sveglio e stavo aspettando che il cell cominciasse a tintinnare la suoneria della sveglia. Era finalmente arrivato il giorno per il quale mi stavo preparando dal novembre passato, ovvero il giorno in cui, io e altri sciagurati, abbiamo prenotato l'albergo a Villach, Austria. Dieci lunghi mesi di attesa, preparativi, discussioni su whatsapp e studi su video e foto di chi aveva già vissuto l'esperienza del Faaker, l'European Bike Week che si tiene intorno al lago del piccolo borgo Faak am See, località della già detta cittadina austriaca. Il tempo non è affatto dei migliori e le nuvole grigie non lasciano dubbi a interprestazioni; sarà un tempo da cani e farà freddo, soprattutto nel tratto di strada dopo Udine, in direzione del confine verso Tarvisio. Ma noi siamo i forever young, ci basta un giubbotto di pelle, un pantalone pesante e un paio di guanti da boscaiolo. Moto col pieno e tanta voglia di macinare km.
Alle 7 ero già a Caorso ad aspettare Alessandro e, ogni volta che ci diamo appuntamento, ho come l'impressione che tra noi ci sia una specie di gioco di chi arriva per primo; Ale, chi arriva dopo non deve per forza pagare il caffè ;)
Il secondo appuntamento era presso la pizzeria "Caminito" di Leno, Brescia, dove ci siamo incontrati con Alan e Stefy. Nemmeno il tempo di togliersi il casco che già arrivano e, come al solito, la fretta di Alan fa da padrona. Subito in marcia per raggiungere il casello di Brescia est, dove ci aspettava, si fa per dire, Alex e Beppe con moglie al seguito.
Finiti i convenevoli di rito, la tappa successiva era al primo autogrill dopo lo svincolo con l'autostrada per il Brennero, dove ci siamo incontrati con Salvo. L'ultima tappa a Venezia circa per incontrare un altro Alessandro che, con il suo "ragazzo grasso" (HD Fat Boy) era appena arrivato dal pesarese.
Il gruppo era al completo e la strada da fare era ancora tanta.
Passata la città di Tarvisio, usciamo dall'autostrada con l'intento di fare il Wurzenpass ma, alzando lo sguardo, ci siamo subito scoraggiati. Autoban A2 e talloncino adesivo hanno risolto subito il problema.
Quaranta chilometri dopo, a Villach, davanti all'albergo, il mio contachilomtri segnava circa 500km. Non sarebbero nemmeno tanti a pensarci, visto che per il 110° a Roma ne ho fatti più di 600, ma fatti al freddo e con la pioggia che andava e veniva, sono sembrati quasi il doppio. Aggiungete che l'ho fatti con una 883 modificata a carburatori e pure scarburata...
Svuotiamo le borse delle moto, slacciamo le valige e valigette legate agli schienalini e appena finita la registrazione alla reception, ci mettiamo subito a cavalcioni sui nostri ferri in direzione Faak am See. Non è difficile trovarlo. Villach, nella settimana del raduno Harley più importante d'Europa, si trasforma e tutto diventa pro-Harley; cartelli stradali ogni 3 metri che indicano parcheggi per Harley, cartelli che indicano meccanici per Harley, cartelli che indicano camere per chi guida Harley ecc ecc....
Basta andare in una qualsiasi strada e immergersi nel flusso di moto che va verso l'evento. In men che non si dica, ti trovi tra decine e decine di Harley che rombano, fumano, puzzano, scaldano, tremano e ti fanno vibrare le budella.
Il tratto di strada che collega Villach - Faak am See sarà lungo si e no 8km ed è favoloso. Che dico favoloso, stupendo! Un manto asfaltato perfetto che si snoda in un bosco di pini e abeti, talmente verdi da sembrare finti. Curve larghe e con la giusta pendenza interna che quasi non ti sembra nemmeno di curvare. Purtroppo però vanno percorse ad una velocità molto ridotta perché ad ogni km, ma forse anche meno, c'è una pattuglia della polizia austriaca che non aspetta altro che fermare il biker indisciplinato e multarlo. Multano per tutto e sono severi come i panzer tedeschi. Ho dovuto pure comprare il kit di primo soccorso per motociclisti (8euro) che, se ne fossi stato sprovvisto ad un loro controllo, mi sarebbe costato caro. Per fortuna nessuno mi ha fermato; la mancanza di uno specchietto retrovisore avrebbe invitato a nozze le loro penne.
Lo scenario che si apre davanti all'harleista errante dopo l'ultima curva è, a dir poco, impressionante. Dall'alto si vede il lago circondato di bancarelle di ogni forma e colore e un fiume di moto che percorre l'unica strada in senso unico che gira intorno ad esso. Di regola sarebbe a doppio senso, ma durante l'evento si può percorrere solo in un modo, cioè in senso antiorario. Saranno più o meno 10km e, se non trovi posto per parcheggiare, ti rifai il giro sperando di aver fortuna. Si, avete capito bene. Dieci chilometri circa, di moto parcheggiate e altrettanti chilometri di moto che cercano posto.
Dovrei spendere un intero giorno di scrittura per descrivere la miriade di colori, cromature, forme e tutto quello che può essere Harley Davidson... Gli odori e i sapori della carne grigliata ogni tre passi... le urla dei vari gruppetti/gruppettini che festeggiano sotto qualche gazebo o angolo asciutto trovato di fortuna... le decine di lingue straniere che si sentono man mano che passeggi... l'infinita stesa di ammennicoli e cianfrusaglie varie in vendita... il fango e l'acquitrino creato dalla pioggia e le milionate di pedate che peggiorano le condizioni...

Signori, questo è il Faaker e solo chi vive un'esperienza del genere può capirlo.

Zak

domenica 5 gennaio 2014

Harley Davidson

Uno dei testi più belli mai letti (non ricordo dove).

È una questione di tempo. Tu non lo sai ma, prima o poi, un’Harley ti conquisterà. Quando muovi i primi passi su una moto cerchi cavalli, poco peso e guidabilità: pane per sfamare la tua eccitazione motoria. Così sorridi di tutto quell’inutile metallo che pesa, frena poco e piega in curva ancora meno. Poi però le cose cambiano. Cresci, vivi, ragioni mandi giù cibo non più per necessità ma perché devi nutrire anche il cervello. Ne cogli perfino la differenza. E, senza vino, qualsiasi piatto ti sembra buono a metà.
Ecco, la maturità dona uno sguardo nuovo: inizi a guardare l’Harley un po’ meno di traverso. Ancora non te ne innamori, ma intanto la osservi.
Poi capita di provarne una e allora inizi a capire: è strana, diversa, metallo vero a cui non sei più abituato, le conti i battiti di pistone e ti fai cullare dalla loro forza appena dai gas. Insistere con la manopola non serve più. E in un particolare momento della giornata, sulla strada giusta e magari con la persona giusta, ti rendi conti che forse è meglio quella «harleyte» lì piuttosto di mille cavalli e tanta elettronica.

(Roberto Ungaro)